14 novembre 2015
Una
serie di attentati, al momento si ritiene perpetrati da cellule
dormienti appartenenti a estremisti islamici, uccidono più di 120
persone e ne feriscono 200 in Francia e i media, assolvendo la loro
funzione di portavoce dell'opinione pubblica e principalmente della
rappresentanza politica della stessa, propongono senza pausa
interpretazioni, interviste, dichiarazioni, immagini del e
sull'accaduto.
12 novembre 2015
Due
attentatori suicidi, anche loro ritenuti appartenenti a cellule si presume legate all'estremismo islamico, si sono fatti esplodere in una
area a forte densità commerciale a Beirut in Libano provocando 43 vittime e
molti feriti.
i media internazionali, almeno quelli di origine
occidentale hanno comunicato la notizia ma l'enfasi era molto più
contenuta, niente interviste poche immagini, nessuna dichiarazione dei
politici nazionali.
La nuova modalità in cui in cui si è trasfornato
il concetto di guerra, il terrorismo, comporta differenti
metodi di comunicazione dei fatti.
Inoltre, diversa è la sensibilità
che dimostriamo, noi, i nostri portavoce e i nostri/loro rappresentanti a
quanto accade in base alla vicinanza o alla distanza dal luogo dove avvengono.
Leggere su un giornale, tra i resoconti della
giornata politica o sportiva magari in ufficio o al bar o sentire in un reportage dal
video mentre si cerca il programma preferito che in un lontano paese che non sapremmo neanche trovare sulla mappa, ci sono state delle
uccisioni o essere subissati di notizie su ogni canale e con ogni mezzo
di comunicazione che sia successo in un paese vicino, se non geograficamente almeno
come senso di appartenenza valoriale, provoca in noi tutti reazioni
molto differenti.
Intanto perchè seppur spesso facedo fatica ad
ammetterlo, abbiamo il timore di poter essere anche noi vittime di
attentati dello stesso genere. Che possa succedere qualcosa a noi. Molti dei servizi su quanto è accaduto a
Parigi terminano con la paura del ripetersi di tali scenari nel nostro
stesso paese, nella nostra capitale.
Poi
perchè, più o meno consapevolmente, siamo convinti di essere i buoni,
di non meritarci di essere uccisi da una bomba o da un proiettile per
strada, mentre, loro, quelli che abitano a Beirut (ma molte altre
potrebbero essere le località) forse un poco si, essendo così diversi da
noi, di un'altra cultura, religione, lingua, anche se poi queste
differenze, vengono inevitabilmente meno una volta conosciuta la realtà
quotidiana di questi territori, paesi,nazioni, continenti.
Retorica, si dirà.
Resta il fatto che distinguere un "noi" e un "loro" non è giustificato da altro se non l'ideologia.
Razionalmente una comunità per popolosa che sia dovrebbe tendere al bene comune, non a enfatizzare apparenti diversità.
Almeno questa è la teoria.
Purtroppo non è facile, non siamo gli esseri razionali che pretendiamo di essere, almeno se si tratta di fare concessioni a sconosciuti.
Diventiamo iper razionali solo quando monetizziamo.
Questa la grande minaccia per il futuro dell'umanità.
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