Il Partito Democratico sul suo sito ha comunicato che "prende atto
della sentenza e la rispetta ma senza commettere l'errore di confondere
il piano giudiziario con quello politico", in relazione alla condanna
per concussione per costrizione e all'interdizione perpetua dai pubblici
uffici per il leader del PdL.
Come se i due piani non facessero
entrambi parte della stessa struttura che si presuppone organica alla
funzionalità dello Stato.
E il presidente del forum Giustizia del
PD in aggiunta dichiara "La sentenza di oggi non può e non deve incidere
sulla prosecuzione dell'azione di governo."
Mentre il segretario
del PD afferma in un'intervista che eventuali dimissioni del leader del
PdL "sono un problema che riguarda il suo rapporto con gli elettori: noi
rispettiamo quello che decide".
Il governo di scopo - anche se
ancora non sappiamo bene quale sia - non permette neanche ad una
condanna in tribunale del rappresentante di uno dei partiti che lo
sostiene di ostacolare la sua azione.
Una condanna - solo l'ultima
delle raccolte, per ora - che in qualunque paese democratico del mondo
comporterebbe le dimissioni del colpevole dalla carica pubblica che
ricopre.
Fatto che, trattandosi di un partito-azienda e venendo a
mancare il padrone della suddetta, avrebbe come conseguenza le
dimissioni, più volte minacciate in questi mesi, degli appartenenti al
PdL e la caduta del governo.
E, forse, la creazione di una nuova coalizione di governo.
O nuove elezioni.
Ma non in Italia.
Con
la scusa di dare continuità ad un governo che esiste esclusivamente per
manifesta incapacità dell'intera classe politica, che così
comportandosi ricorda molto più da vicino una oligarchia di una
democrazia, si continua.
Si continua perchè al centro sinistra la
(s)compagine non riesce a esprimere una leadership capace di amalgamare le diverse anime del
partito compattandosi in modo da avere una reale azione di governo. (e
il futuro, il ricambio generazionale, per la sinistra non promette
niente di buono).
E perchè il centro destra vive esclusivamente
per il suo padre-padrone, unico e indiscusso decisore delle sorti del
partito i cui componenti sono pronti a qualunque manifestazione pur di
difendere il comportamento del loro paladino, sempre più spesso fino a
sfiorare il ridicolo. (in questo caso il futuro risulterebbe nella
trasmissione ereditaria del potere, che riporta a logiche da chefferies
più che da paese democratico).
La terza compagine, che intendeva
rinnovare la vecchia politica, per ora sembra ancora stentare a trovare
un equilibrio e quindi non può essere considerata alternativa valida.
Mi
sembra inoltre importante evidenziare il fatto che, come ho riportato
prima, il segretario del PD deleghi agli elettori del PdL il problema
del rapporto con i problemi giudiziari del suo capo, rispettandone le decisioni.
Risulta
difficile comprendere allora perchè anche i politici del centro
sinistra non rispettino in questo caso le decisioni dei loro elettori, terminando il rapporto sinceramente inammissibile con il PdL e il
suo leader, invece di continuare a giustificarlo.
il sito del Partito Democratico on line in merito alla condanna *
Nessun commento:
Posta un commento