In questi giorni abbiamo assistito pressoché impotenti ad una delle
peggiori manifestazioni della partitocrazia.
Il PD ha sbagliato
tutto quello che poteva sbagliare, con una neanche tanto segreta
speranza di implodere prima delle prossime elezioni (il segretario e la
presidente dell'assemblea hanno già dato le dimissioni infatti): si sono
alleati con il centro destra invece di cercare un possibile accordo per
le riforme e hanno risposto, anche dopo le pressioni dei cittadini in
favore di un Presidente laico, preparato, di sinistra, "ma questi
(noi) cosa vogliono?".
il
M5S che aveva proposto Rodotà non ha trovato all'interno di
Montecitorio abbastanza adesioni. Nonostante avesse promesso accordi per
la formazione di un governo dopo l'elezione del Presidente della
Repubblica.
il PdL non ha avanzato proposte accettabili ma senza dubbio, in base ad accordi non resi pubblici, appoggiava candidature portate avanti da altri.
Adesso
abbiamo una rielezione, fatto senza precedenti nella storia del paese, di un nuovo/vecchio Presidente che si era dimostrato esausto già alla fine dello scorso mandato, un fragilissimo accordo per le
larghe intese tra partiti che sono assolutamente autoreferenziali e una
flebilissima rappresentanza degli interessi dei cittadini.
Qualcuno, in una
trasmissione televisiva che va in onda il giovedì sera su La7, di
recente ha ripercorso la storia del Partito Democratico e palesato un dubbio atroce: "Ma
al PD sono 20 anni che sbagliano o 20 anni che sono d'accordo con
Berlusconi?".
Alla luce degli avvenimenti la seconda ipotesi potrebbe rivelarsi esatta.
Ci si augura, in vista della presumibile estinzione alle prossime elezioni, abbiano provveduto per tempo a farsi assegnare una dépendance ad Antigua.
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