Sto seguendo con particolare interesse la campagna elettorale quest'anno. Al consueto interesse per il futuro del paese si aggiungono i motivi di studio in quanto sono
iscritto all'ultimo anno del corso Magistrale di Comunicazione Pubblica e
Politica all'università di Torino e partecipo ad un Laboratorio di
Comunicazione Politica. In particolare per quest'ultimo ho monitorato la copertura della campagna
elettorale italiana sui giornali esteri. L'Italia e la sua politica
resta per molti analisti stranieri un'incognita da quanto ho potuto
dedurre leggendo gli articoli degli ultimi due mesi del NYTimes, del
Guardian, dell'Economist, della Reuters, della BBC, per citare solo la
parte anglofona della ricerca. I giornalisti fanno fatica a comprendere,
come del resto facciamo anche noi italiani sempre più spesso, la
persistenza di uno zoccolo duro di personaggi politici che non vengono
sostituiti nonostante la dimostrata incapacità di portare a termine
quanto promesso nei loro programmi di volta in volta proclamati come
risolutivi per i problemi della penisola. Alcuni auspicano il ritorno di
Monti, anche se sanno che non riuscirà da solo a governare. Altri vedono in una vittoria del Pd la possibilità di realizzare
le riforme necessarie anche se sono perplessi sulla coesione della
possibile coalizione di governo. Alcuni speravano in Renzi, in
previsione di un cambiamento nella
sinistra. Altri sono incuriositi da Grillo e dalle sue proposte, dai
risultati raggiunti nelle ultime elezioni amministrative, dal suo
background di comico e dal suo utilizzo del web. Tutti comunque citano
Berlusconi, riconosciuto come grande affabulatore, stupiti dal fatto che
si sia ripresentato dopo essere stato sostituito "d'ufficio" poco più
di un anno fa, e dalla nostra permissività per
quanto riguarda il suo modus vivendi.
E tutti si augurano che gli italiani diano una prova di coraggio e impongano una reale svolta al Paese alle prossime elezioni.
Per il bene della nostra nazione ma anche dell'Europa e dell'Euro.
Intanto in questi giorni la campagna elettorale sul territorio continua.
Ho
seguito molte delle apparizioni dei nostri leaders politici in queste ultime settimane. Per quanto riguarda gli
interventi in video, restringendo l'analisi su quanto ho visto ieri sera
(LA7 19 feb 2013), un sempre poco comunicativo Bersani ha aperto ad una
manovra che abbia come fine un rilancio dell'occupazione, un sempre
troppo "tecnico" Monti si è difeso dalle accuse di incompetenza in
ambito economico appena ricevute e ha dato una definizione del concetto
di moderato che lo tratteggia perfettamente e che, a mio avviso,
dovrebbe preoccupare Bersani e la sinistra per il raggiungimento di
riforme comuni, e un sempre uomo di spettacolo, con doppiopetto da
cerimonia e i capelli disegnati, Berlusconi ha ripetuto, senza vigore, le solite proposte shock, ormai disinnescate perchè impraticabili.
John Peet, un editorialista dell'Economist, in un'interessante analisi sul nostro paese e sul suo futuro dopo il voto dichiara:
"Italians do need to wake up at some point and do something!".
will we?
l'intervista a John Peet sull'Economist * on line (eng)
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